Strofa 1a. Biga volante — ruote volubili — asse fervido — alipede — la spuma che cade a ingemmare come neve il freno. — Pèra la memoria di chi inventò l'uso dei carri — per lui fu insanguinata la palestra elea — per lui Ippolito fu vittima di Nettuno, sdegnato per lo spregiato amore della matrigna.
Osservazione. Per pochi che rimasero vittima dell'indocilità dei cavalli, è falso prendersela coll'uso di essi utilissimo — la palestra elea era cagione d'indipendenza e di virtù — Nettuno fa una trista figura difendendo l'incestuosa matrigna. 9 versi.
Strofa 2a. O arte funesta! Tu spingesti a morte.... L'Arno ti vide esangue fra la polvere, e mettendo un grido si velò gli occhi. 9 versi.
Soliti luoghi comuni.
Strofa 3a. Le Ninfe fecero eco a quel grido e tutta Italia l'udì — Se ne dolse l'Arcadia, e le Muse (al solito) piansero e fecero onta al crine. 9 versi.
Strofa 4a. Che valse a lui il censo e la bellezza delle forme?
L'urna a quest'ora deve essere in bricioli, come devono essere fracassati tutti gli usci della povera gente e dei grandi, dai calci della morte. Pure qui ti consiglio a rubare a Orazio il volubilis urna, e l'æquo pulsat pede.
Strofa 5a. Tornerai a dire, ma in altre parole, che gli fu inutile il censo e l'aspetto deiforme. E poi ci darai la nuova fresca e importante che Dite è sordo alla pietà, nè lascia, per piangere che si faccia, varcare due volte il rio nero e tacente.
Strofa 6a. Non occorre dire che deve scappar fuori Orfeo: che al tocco della sua lira cessa di sibilare la bella capillatura delle Eumenidi, e il Barcaiolo dà il passo.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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