Può essere che m'inganni; ma bada, ognuno sa quanto corre il suo cavallo, dice il proverbio, ed io credo che il mio possa fare pochi più salti. Fino a che avrò gambe tirerò via; quando sentirò che comincerebbe a spedarsi farò punto, e allora chi vuol correre corra. Beato me se potrò riportarlo a casa, senza che abbia messo piedi in fallo.
Hai sentito? hanno proibito il Lunario del Baccelli, stampato dal Formigli, perchè nelle Sestine del Guadagnoli son toccati i lucernini, gl'ispettori, i sopraintendenti, e presa per tutt'uno la Finanza e il giuoco del lotto; o forse, chi sa? perchè nel sonetto enimmatico di fondo, il legno è chiamato grammatica tedesca. Vedi se uno che ha seimila baionette deve far caso di queste minuzie! Ma chi se ne maraviglia dopo aver veduto mandare indietro dai felicissimi Stati austriaci due o tre avvocati, e altri due o tre scienziati che andavano al Congresso di Padova? Con quarantamila caiserlicchi sul Ticino, aver paura di due o trecento dotti in corvatta bianca andati là a litigare sul volvulus batatas, o sopra un ranocchio! O questi Signori hanno l'occhio di bove, o piuttosto sono piccinineríe dei loro sottoposti fatte apposta per farceli avere in tasca un palmo di più. Se sapranno oltremonte la proibizione del Lunario, crederanno che in Toscana ci sia piovuto a scriverlo una specie di Galileo, da dare un'altra spinta al mondo, e lo cercheranno per mare e per terra: se lo trovano, se vedono di che si tratta, povero Corsini, povero Granduca di Toscana!
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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