78.
A Pietro Giordani.
Quei pochi versi scritti per Lei, due anni sono, e che le avrei mandati io stesso, se non fossero una cosa tanto magra, non alludono particolarmente a nessuno. Prima di tutto aborro la satira personale, e poi non mi pare che, certi arfasatti meritino neppure d'essere rammentati in dispregio. Ognun dal canto suo cura si prenda: vedremo poi se chi ha la miccia in mano si lascerà accecare dal turribolo di questi religionai non religiosi, da questi bottegai dell'uggia. Avverta però che codesta copia è sbagliata e manca d'una strofa. Quel poco che gira di mio m'è stato sottratto a pezzi e bocconi, e oramai mi sarà messo in conto di buaggine anco la fretta degli altri. Che ci si fa? vogliono i figliuoli di cinque mesi, e riescono aborti. Di nuovo, ho scritte due o tre cose. Il Mementomo contro questa diarrea d'iscrizioni e di necrologie buttate là colla pala addosso a tutti senza distinzione. Una filza di strofe contro quelli che scrivendo falsificano l'indole propria. Il Ballo contro il forestierume. Ma questi per ora non posso metterli in corso; perchè mancano tuttavia dell'ultima mano, e V. S. dalle cose grandi potrà facilmente argomentare quanto n'abbiano bisogno le piccole. Adesso la fantasia non mi dice nulla, ed io la lascio dormire e m'occupo intanto d'una raccolta di Proverbi. Ne ho già raccapezzati, in quattro anni che ne cerco, intorno a tremila, ed è stato per me un lavoro piacevolissimo perchè ho potuto studiarci la lingua e l'uomo. La prima volta che avrò la fortuna di vederla ne parleremo, e spero che Ella vorrà essermi cortese de' suoi lumi e del suo consiglio.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Pietro Giordani Mementomo Ballo Proverbi
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