79.
Ad Andrea Francioni.
Mio caro Drea.
Fui spinto a chiederti le nuove di mio zio, da una voce che si sparse qua, e che ci messe tutti in angustia; ma già era stata smentita, e solamente, ci disse chi lo sapeva che quel pover uomo era continuamente tormentato dai suoi soliti dolori colici, che oramai pare che non vogliano far pace nè con lui nè con noi. La sua perdita sento che mi sarà amarissima, perchè da lui a mio padre non faccio quasi differenza, tanto è stato buono e amorevole con me: vorrei non trovarmici, o almeno tardi: ma il dolore sarà lo stesso.
Partii da Firenze un mese fa con una costipazione addosso che da molti giorni m'obbligava a stare in casa più di quello che n'avessi voglia: ecco perchè non potei dire addio a voi altri amici che vorrei portar meco come ci porto il cuore e la testa. Appena bevuta quest'aria la tosse se n'andò, e venne a prendere il suo posto un appetito fratesco,
Che, come vedi, ancor non m'abbandona;
seppure è vero che dal buon umore si possa giudicare del buono stato dello stomaco. Per tenermi d'accordo questo benefattore, siccome so che ama il moto e l'aria più elastica, io me lo conduco ogni giorno su per questi monti, e gli fo vedere le belle pianure di Pistoia, della Valdinievole e di Lucca. Quanto più andiamo avanti, e tanto più in quelle solitudini sento che mi s'accosta di modo, che tornati a casa ci mettiamo a tavola duo in carne una, e lì denti miei non è vergogna, e tristo al primo boccone. Mi sei venuto in mente dieci volte, e ho detto spessissimo: Oh se ci fosse Drea!
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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