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      Veramente sarebbe arrivato il tempo che gli Spagnuoli potrebbero rifarci dei danni del cinquecento, ma per ora hanno da pensare a sč. Vorrei scrivere una filza di versi per Espartero, ma in questo momento mi sento l'ali un po' flosce (come direbbe il Tommaseo) per arrivare in Ispagna; sarą meglio rimanere nei felicissimi Stati.
      Salutami l'Arcangeli e il Martellini, e conserva agli amici e al tuo paese le viscere che hai sempre avute, e non quelle che diceva d'avere Papa Leone, quondam Proposto di Prato, per le sue pecore tosate e scorticate.
      T'abbraccio di tutto cuore.
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      A Massimo D'Azeglio.
      Bravo mio caro Azeglio, voi conoscete il cuore umano. Non vi dico, non posso dirvi altro, ma credo che vi basterebbe cosģ, purchč io fossi tale da ispirarvi fiducia. Non saprei, e anco sapendo, non vorrei scrivere un articolo di Giornale sopra il vostro lavoro, per non entrare nel branco degli spazzaturai da gazzetta, che per lo pił mirano non ad aiutare gl'ingegni ammonendoli amorevolmente, ma a far vedere al pubblico che sanno menare la granata, e invece dovrebbero adoprare l'annaffiatoio. Tiriamo via, che verrą il giorno del giudizio.
      Avrei da farvi poche e piccole osservazioni, ma ci credete? non le so mettere sulla carta. Saprei dirvele intaccando e riprendendomi, costringendo voi a comprendermi per discrezione e a rassettare la matassa arruffata dei miei discorsi: se avrete pazienza ve lo dirņ alla prima occasione.
      Intanto vi ringrazio del piacere che m'avete recato. Voi non siete per nessun lato, nč un incredulo, nč un bigotto: Dio vi benedica in un tempo nel quale


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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