Facevo queste ed altre riflessioni, passeggiando per la campagna, e senza volerlo così macchinalmente m'era fermato sulla via a guardare una chioccioletta. Per associazione d'idea (fenomeno che ognuno sente verificare in sè in un modo tutto suo particolare), mi parve quell'animaletto potesse doventare una viva immagine dei pensieri che allora mi formicolavano per la testa, e ripensando alla vana boria di noi uomini, agli appetiti smodati, all'ire, all'arroganza nostra, quasi senza volerlo mi venne fatto di dire: Viva la chiocciola! Questa esclamazione era un quinario sdrucciolo, metro che mi piace oltremodo. Sai che tutto sta nel cominciare; ed io raccozzando quelle poche idee che m'erano passate per la mente con altre accessorie che vennero dopo, seguitai giù giù la filza dei quinari, e ne venne questo Scherzo leggero, senza iracondia, tale quale può darlo un fegato ristorato all'aria nativa, e una testa che ogni sera prima delle dieci s'addormenta sul guanciale di casa sua.
89.
A Celso Marzucchi.
Pescia, 20 marzo 1842.
Mio caro Celso.
Ho letto quelle poche parole sull'avvocato Paolini, poche se guardo al desiderio. Sai che tanto più ci contenta l'animo una cosa quanto più si accosta alla nostra maniera di vedere e di sentire (così vuole l'amor proprio), e però non saprei dirti come mi siano andate a fagiolo quelle quattro frustate agli apostati, ai camaleonti, agli scrittorucci triviali, bestiali e venali, che delle loro trullaggini o birbanterie fanno carico al secolo e alla razza.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Scherzo Celso Marzucchi Celso Paolini
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