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      Conosco ora d'essere stato troppo poco con te; abbi pazienza; tu però sei rimasto meco. Trovare un asilo costà per uno, per due, per tre mesi, è stato il sogno di tutta la strada. Dio voglia che possa appagarmi di questo desiderio. Dalla regione dell'affetto e della schietta cortesia, eccomi di nuovo a vivere sulla lavagna; quanti confronti ho fatto meco stesso, quante dolci e amare conseguenze ha tratte l'animo mio da questo lungo e inquieto fantasticare! Chi sa che non trovassi costà
      Quel dolce pomo che per tanti ramiCercando va la cura de' mortali.
      Tieni queste cose in te: i savi direbbero che m'hai fatta bere l'acqua di Fontebranda. Mi sei rimasto nel cuore in atto d'aspettare dentro quell'uscio che passasse il legno: son piccole cose che dicono tanto, e immagina se possono sfuggirmi. . . . .
      (Non continua.)
      94.
      A Francesco Silvio Orlandini.
      Caro Orlandini.
      Sono stato sei giorni in casa di Beppe Vaselli, e ve lo dico perchè non vi facciate meraviglia di questa lettera che v'arriverà inaspettata. Se abbiamo parlato di voi, se è parso a tutti e due che mancasse qualcosa alla nostra contentezza essendo voi a Livorno e noi là, ve lo dice il cuore di Beppe, perchè il mio non lo conoscete, e forse non potrebbe dirvelo pienamente. Solito a tenersi mezzo chiuso per disperata necessità di giacere qui nelle basse regioni del calcolo, quando si rialza a rivivere con persone come siete voi e Beppe, si sente impedito e quasi fioco per lungo silenzio. Spesso nei colloqui avuti con Beppe, trovandomi freddo e monco dirimpetto alle libere e vive espansioni di quell'animo di fuoco, m'è avvenuto di prendere un libro, per lo più Dante, come mezzo d'intendersi meglio con lui.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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