Molti libri miei e d'altri sono perduti irreparabilmente; appunti, abbozzi, studi di vario genere, e segnatamente note prese di proverbi e d'altre cose attenenti alla lingua sono andate in fumo. Quello che abbia perduto non lo so per l'appunto e non posso rammentarmene altro che in confuso; solamente ti dirò che il tavolino era pieno ingombro, e che ora di molte e molte fatiche non mi rimangono che pochi frantumi di carta mezza bruciata. Un Virgilio, un Dante, due Dizionari, un'opera di Geologia, un volume di Bonnet, un volume della Rivista de' due Mondi, e chi sa quale altro libro, sono stati consumati. Lasciai accesa una candela, e il fuoco, consumata la cera, s'appiccò ai fogli vicini. Delle cose di mio, poco m'importa; m'importa dei libri che non m'appartenevano, m'importa di molte lettere perdute, e tra le altre di due che mi scrivesti ultimamente, e delle quali conserverò se non altro gli avanzi. Questi miseri rimasugli sono là tuttavia in un canto, e non ho cuore per ora di metterci le mani; pure bisognerebbe che me li togliessi dagli occhi, perchè non posso ripensarci senza fremere dal fondo delle viscere. Più che altro, l'immagine che potesse andarne in rovina la casa mi tortura il cervello come se il fuoco imperversasse tuttavia.
96.
Al Prof. Atto Vannucci.
Firenze, 24 agosto 1842.
Caro Vannucci.
Sono stato a Siena vari giorni; ecco la cagione del ritardo.
Non posso appagarti sul conto di Gigi Tonti. Io l'ho conosciuto molto, ma non tanto da darne un giudizio. So che era studiosissimo, pazientissimo della fatica, tale insomma da riuscire a qualcosa, ma del resto non ne so nulla, perchè si comunicava a pochi e forse solamente a quelli che potevano insegnargli.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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