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      Questi sette o otto mesi, per me che m'ostino a conservarmi scapato anco a trentatrè anni, sono stati piacevolissimi e mi son passati in un volo. Ho girato, ho ballato, ho fatto all'amore, ce n'è entrate di tutte. Vidi le feste di Siena, e mi piacquero moltissimo per la parte che ci prende la popolazione. Quelle bandiere, quegli usi di un tempo tanto famoso, quel bailamme d'una gente che in quei giorni rivive nel passato, mi riebbero dalla dormiveglia fiorentina. E che belle donne ci sono, e con quanta cortesia ti sanno rendere più liete quelle feste e più cara quella carissima città!
      Addio per ora: stai bene, e studia se ti riesce.
      100.
      Al Sig. Enrico Montazio.
      Caro signor Montazio.
      È vero che io, a insinuazione del Vannucci, aveva preparato qualche articoletto per il suo Giornale; ma riandando a mente sana quelli scritti, li trovai così magri da farmi uscire la voglia di mandarglieli. V'è dipiù, che uno di quelli articoli riattizzerebbe certi pettegolezzi, che molti vanno a cercare col lumicino e che io ho in tasca maladettamente, e credo ben fatto di lasciarli là; un altro farebbe morder le labbra, per un momento, a tutti quelli che tiran via coi titoli e coi superlativi. Non per timidità, che non è il mio debole, ma per un certo dispetto che mi piglia contro costoro e anco contro me medesimo, quando mi sono lasciato andare a mescolarmici, pianterò tra i fogliacci ciò che ho fatto, e vedrò, se mi riesce, mettere insieme qualche altra cosa per il suo Giornale che mi piace molto e che vorrei veder prosperare.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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