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      Questo scritto del Ferrari è fratello delle Addizioni di Maroncelli: è fatto per mostrare di saper le cose d'Italia, più che per giovare al nostro povero paese. (Non continua.)
      110.
      Al Dott. Cosimo Tassinari, Rocca S>. Casciano.152
      Pescia, 23 giugno 1843.
      Mio caro Tassinari.
      La cara vostra del 2 giugno la ricevo oggi qui, perchè appena compiti tutti i miei doveri verso il povero zio, non mi parve vero di fuggire da Firenze, ove tutto m'era doventato malinconico e funesto. Appena riavuto da quel primo sbalordimento, e avuto agio di ripensare al caso, ho sentilo forse meno vivo, ma di certo più profondo, il dolore di tanta perdita, e vedo che non potrò mai ripensarvi senza sospirare quell'uomo raro, e (lasciatelo dire anco a me), impareggiabile.
      Mi duole dei vostri incomodi, e sa il Cielo se vorrei esservi utile, e per le vostre qualità e per l'amicizia che nutrivate per il mio zio; ma con tante miglia di mezzo, tutto quello che posso fare per voi è l'inviarvi poche parole di conforto che partono veramente dal cuore. Se potessi disbrigarmi da molte cose che mi tengono impedito e qua e a Firenze, darei una corsa costà per vedervi e per ringraziarvi a voce dell'amicizia che m'offerite di nuovo, e che io accetto con tutto l'animo. Vedete però se io v'era amico affezionato! appena chiuse gli occhi il mio caro zio, l'unica persona alla quale pensai subito di far sapere l'avvenuto, foste voi. Questo è un tristo ma santo privilegio dell'amicizia, d'esser fatta la prima anco nelle parti del dolore.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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