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      Montazio e De Boni (sia detto tra noi) tirano un po' via, e quel C. . . . . avrà tutte le ragioni che vuole, ma perdio scrive come un saricino. Metterei da parte anco quel tuono dottoresco e quel perpetuo sbizzarrirsi alle spalle del ciabattinume teatrale. Io non ci credo, ma corre voce che i censori birri lascino a bella posta il canapo più libero alla Rivista, per il gusto che hanno di vedere attaccate in quel foglio persone che danno ombra, e che fino a qui venivano riguardate come intangibili. Di questa chiacchiera fanne il conto che credi, ma ho voluto dartene un cenno perchè tu vegga a quali accuse uno si espone quando il suo modo di fare comincia a dare nel naso. Negli articoli tuoi e in quelli dell'Arcangeli non trovo nulla da farvi gridare la croce addosso, e mi duole che Mayer e Thouar, uomini veramente rari e pregevoli, abbiano creduto d'aver ragione di dolersi anco teco. Di Thouar, so per prova che è pazientissimo dei consigli e anco delle riprensioni; di Mayer non posso dire che un monte di bene da ogni lato; di voi due sapete come penso; dunque? Badiamo che non sia uno di quei soliti malintesi che tolti di mezzo a tempo, ristringono i legami dell'amicizia; lasciati senza spiegazione, alienano tra loro le persone più congiunte di pensiero e d'affetto. In qualunque modo io v'esorto a fare qualche sacrifizio, pure di mantenervi uniti, e specialmente di far sì che gli altri collaboratori non facciano scartate inutili e dannosissime, contro il primo che capita. Manzoni, Lambruschini, Tommaséo ec., hanno i loro difetti, ma in fondo non si può dire che abbiano fatte di quelle porcherie per le quali non v'è e non vi dev'essere remissione.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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