Il Ridolfi m'ha mandati la sua Ode, e il lavoro sulle Carceri, e mi dice che Ella nell'atto di consegnarglieli ha mostrata una certa titubanza. Perchè? V. S. già ha mille ragioni d'essere sicurissimo di sè medesimo; e poi trattandosi di averla a fare con me, giovine, bisognoso d'imparare, e appena incamminato sulla via delle lettere, non aveva luogo l'incertezza, nè il complimento: ha voluto proprio abbondare in bontà e in cortesia. Sia certo che ho graditi moltissimo questi due libretti, e che li terrò cari come pegno della sua benevolenza, e come principio d'amicizia tra noi. Mi dispiacque, e per mille ragioni, di non poter tornare a Lucca: e creda pure che uno dei miei più vivi desiderii, era quello di rivederla, e di trattenermi a lungo con Lei. Una indisposizione di nervi che mi tormenta il corpo, e più del corpo l'immaginazione, m'ha tenuto qua inchiodato, malcontento con la noia fino alla gola. Ora sto meglio, ma la testa lavora tuttavia a sognare dubbi, mali e pericoli, colpa di molte pene che mi sono piovute addosso in quest'anno. Fra pochi giorni vado in campagna al mio paese nativo, e là spero che m'usciranno d'addosso il malessere e le malinconie.
Mi faccia la grazia di salutarmi tanto il Giordani, e quel Sacerdote suo compagno, del quale m'è fuggito il casato.
La prego a contarmi tra i suoi amici, e a darmi le sue nuove più presto che può. Se mai volesse contentarmi, spedisca a Pescia le lettere, che mi saranno gradite, come il regalo che mi ha mandato adesso per il nostro Ridolfi.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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