Non dovrei addurre scuse, perchè a mancanze siffatte, non c'è scusa che vaglia, e sarebbe meglio rimettersi interamente nella loro bontà; pure dirò che un destino maledetto m'inchioda sempre dove meno vorrei stare, e non credo che questa persecuzione lascerà d'impedirmi se non quando non sarà più tempo per me, di godere la vita. L'ultimo piacere che ho avuto da dieci mesi a questa parte, è stata la conoscenza di Lei e di sua figlia; da quel momento in poi, tutto m'è andato a rovescio, e fra le altre ho sofferto molto nella salute, colpa di vecchi e di nuovi dispiaceri che mi hanno conturbato sempre i più belli anni della giovinezza. Oh i bricconi sono tanti! Ed io ne ho sempre tra' piedi, sebbene viva presso che solo.
Ma non parliamo di malinconia. Molte volte m'è stato parlato di lei, ed io quando sento nominare Di Negro, mi rassereno veramente come si suol fare udendo una buona nuova, ovvero il nome di amata e desiderata persona. Perchè non ho vissuto sempre fra persone come loro? Oh sarei tanto più amico degli uomini! Ho dovuto domare in me stesso un'anima ardente, irrequieta, e ridurla così fredda e morta, che io stesso stupisco e arrossisco di me stesso. Ma in paesi guasti, fra gente guasta, è necessità o guastarsi, o ammutire, o nascondersi. Bella cosa conversare con uomini di senno e di cuore, ed a parole franche rispondere francamente!
125.
Ad Alessandro Poerio.
Mio caro Sandro.
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Nè io, nè gli altri, abbiamo avuto ancora i tuoi Versi, e tutti n'abbiamo desiderio grandissimo, perchè tutti ti vogliamo bene, e onoriamo il tuo animo e il tuo ingegno . . . . Pregherò Vieusseux di mandarmi il libro a Pescia appena gli arriverà, e così anche là, in quella mezza solitudine, avrò davanti l'immagine d'un amico che vorrei sempre meco.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Di Negro Alessandro Poerio Sandro Versi Vieusseux Pescia
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