Bisognerebbe che la fortuna risparmiasse le anime come la tua; a farlo apposta è unicamente su i buoni che ama di sbizzarrirsi. Dall'altro canto, io che non nego la Provvidenza, credo che essa dia appunto i solenni insegnamenti del dolore a chi è capace di sentirli, perchè dal dolore, dal solo dolore nascono le grandi cose, e sorgono i forti caratteri come il fiore dalla spina. Nella gioia l'uomo è sbadato, imprevidente, infecondo: le belle qualità dell'animo e della mente, o non sono, o non si palesano negli uomini felici: una sventura le fa scintillare come l'acciaio la pietra focaia. Ma tu, per esser tenuto uomo bravo e dabbene, non avevi bisogno di questa prova durissima; pure la disgrazia t'ha colto, e sempre nel più vivo. Quando l'uomo che sente di non aver demeritato, si trova oppresso in tal guisa, si ribellerebbe a Dio, l'intendo; ma che vuoi sapere? Questa vita, questo andamento di tutte le nostre cose è, e sarà sempre un mistero. Io pure fui sul punto di perdere la testa e la salute, per un maledetto gatto arrabbiato che mi si avventò in Firenze in mezzo alla strada. L'arte, la ragione, mi dicevano che non m'aveva ferito; l'occhio vedeva la parte sana e intera, ma la fantasia agitata in su quel subito, continuò a tormentarmi settimane e mesi. Provai il vero di quella sentenza antica: Minus afficit sensus fatigatio quam cogitatio, e ne stetti male, male assai ad onta di tutti i bellissimi ragionamenti degli altri e di me stesso. Non per farti il panegirico delle disgrazie, ma per dirtene il pro e il contro, sappi che in quei contrasti tra la parte che ragiona e quella che immagina, scopersi in me una forza che non sapeva d'avere, la forza di deridere e l'una e l'altra, e di dire alzando le spalle: po' poi una volta ha a esser quella, o in un modo o nell'altro è lo stesso.
| |
Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
|
|
Provvidenza Dio Firenze Minus
|