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      La lettura dei libri moderni mi somiglia a una corsa fatta attraverso a mille prunaie per giungere a cogliere un'erba molte volte insipida, molte volte velenosa; mentre la meditazione su i libri antichi mi pare un camminare dilettevole per una campagna piena d'ogni bene d'Iddio, col solo risico d'inciampare qualche rara volta in un sassolino. E non credere che lo studio dell'antico possa mai recarti impedimento a fare di tuo, purchè tu sappia fartene sangue e non solamente imbottirne il cranio, come fanno i pedanti. Costoro, per mancanza di cervello atto alla digestione, rivomitano la materia cruda, e certo allora le produzioni che ci regalano, non è maraviglia se sanno di reciticcio. Con te a quattr'occhi, mi sia lecito dire che io senza mai andare sull'orme di nessuno, ho studiato sempre e quasi esclusivamente sui classici, e se non ho fatto molto, la colpa non è stata dell'avere studiato male, ma dell'avere studiato poco. Chi direbbe che l'amore portato a Dante, m'avesse fruttato quei quattro Scherzi tanto lontani dalla maniera dantesca? Eppure è così; e per anni e anni non ho conosciuto altro libro. Non ti dico che quelli Scherzi siano tali da dar fama, altro che in tempi di miserie come in queste; ma credi che dalla lettura di Victor Hugo, non me ne sarebbe nata in testa nemmeno un'ombra. Ora dopo letti gli scrittori latini, m'è rimasto nella mente un suono grave, solenne, maestoso; un suono pieno di dolcezza e di mestizia infinita; uniche qualità per le quali un suono può scenderti e rimanerti nel cuore.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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