Quanto mi dispiacque di non poterla vedere nel settembre passato! Io ci contava come sopra un piacere certo desiderato da tanto tempo, e quando Emilio mi disse che ella era tornato a Milano per la parte di Genova mi sentii come se avessi perduto qualcosa. Se il buon vento la riconduce tra noi, guardi bene che io voglio conoscerla, anzi voglio essere uno dei primi a vederla.
Desidero vivamente di vedere Milano e tutta la Lombardia, ma forse quei ghiribizzi avranno suonato male agli orecchi che stanno sempre spalancati a bevere ogni corbelleria che ci venga detta. È curiosa che non si può andare nè piano nè forte. Prenderla sul serio è male, prenderla in ischerzo è peggio: io se avessi centomila baionette al mio comando lascerei ridere e piangere liberamente. O questi signori hanno l'occhio di bove e pigliano una mosca per un elefante, o si sentono male in gambe.
È venuto qua un certo . . . . e ha cercato per mare e per terra i miei versi. Che uomo è? Io l'ho conosciuto in diebus illis nel giro dei galanti, e quando m'hanno detto che faceva incetta di versi son cascato dal terzo cielo. Che avvenga dei versi come dei sigari d'avana, oppure io avendolo veduto spasimare intorno a queste acciughe elegantissime mi son lasciato andare a giudicarne a rovescio? Mi levi di pena perchè non vorrei peccare di giudizi temerari.
141.
A Francesco Silvio Orlandini.
Mio caro Checco.
Dal tuono della tua lettera rilevo che non sei contento di ciò che vedi accadere giorno per giorno, e che l'ardente desiderio di cose migliori ti fa fremere e inveire contro questa lentezza tanto contraria agli spiriti pronti e animosi.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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