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      Io vorrei consolare te e me medesimo della noia e del fastidio che ci circonda, ma non ho da darti altro che speranze. Sai che il bene sorge per lo pių a un tratto e di dove meno s'aspetta, nč io posso credere che la vicenda del risorgere non debba venire anco per noi. Rammentati che i buoni sono stati pochi in tutti i tempi, e quando c'č dato di poter contare, tra gli amici e i conoscenti, una dozzina o due d'uomini schietti, fermi e generosi, non dobbiamo nč maledire, nč sgomentarci. In ogni modo facciamo noi il nostro dovere, e chi si vuole infangare s'infanghi, che il diavolo li benedica.
      Avrai saputo che il popolo di Pescia si sollevō contro tre miserabili che s'erano lasciati condurre per pochi paoli a fare il sottoboia a Lucca. Il birro che gli spinse a infamare sč stessi e in un certo modo il paese, č dovuto fuggire, e sono stati fatti sparire i tre figuri per evitare un sottosopra pių feroce del primo. Ora il Vicario e pochi tristi del paese tirano a calunniare il fatto, ma non ne verranno a capo perdio. La sollevazione fu spontanea, universale e netta da ogni macchia. Cominciarono una mattina i bottegai dal negare a coloro il pane, il vino e le altre cose necessarie dicendo: Qui non si serve il boia; — e poi l'intera popolazione finė per rincorrerli a sassate, dopo averne invase le abitazioni e buttati dalla finestra mobili, arnesi, attrazzi d'ogni genere. Vedi che la folla da vent'anni in qua non č peggiorata . . . . .
      142.
      A Tommaso Grossi.
      Firenze, 24 aprile 1844.
      Mio caro signor Grossi.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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