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      Avvezzi a vivere nel cerchio meschino dei ripicchi e dei pettegolezzi, non sanno andare avanti senza nomi propri e credono che lo scherzare moralizzando sia un avventarsi al primo che passa, e che la satira non abbia gambe da stare in piedi da sč senza il puntello d'una vittima designata. Corrono per conseguenza a nominare sbadatamente Tizio e Caio, fermandosi alla primissima buccia, e sognano negliscritti e nella vita d'un povero diavolo cose de populo barbaro, non mai accadute nč immaginate. Vede, io non sono stato molestato mai neppure da una zanzara della Polizia, e a sentire certuni, ora m'hanno ammonito, ora allontanato da Firenze, ora perquisito in casa come un contrabbandiere. Ed eccoti a ognuna di queste vicende cervellotiche, accomodato subito uno Scherzo o di quelli fatti o di quelli di lą da venire, e, stupisca, di questi ultimi che io non ho mai fatto nč pensato, citano anco i versi. Buon per me se fossi poeta come costoro. Queste note di fantasia, portate costą e altrove avranno fatto credere che io meni la frusta a conto mio sulla gente del mio paese, mentre qui tra noi le persone a garbo che conoscono me, sanno che nessuno, se non č un pazzo che voglia accendere il lume intorno alla sua pazzia lasciata al buio, puņ dolersi dei miei scritti; sanno che ho vissuto sempre d'amore e d'accordo con tutti; che ho letti i miei versi a tutti indistintamente colla fronte aperta e col coraggio sereno dell'uomo che si prova a dire il vero senza odiare nč lacerare il suo simile.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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