Ad una tisicaLarva sdentata,
Ritinto giovaneDi vecchia data,
fu veduto che la copia non corrispondeva all'originale, perchè questi è vecchiotto sì, ma sano, traverso, con tutti i suoi denti in bocca, e con un capo di capelli stornelli che è un piacere, per i quali non ha chiamato nè oramai chiamerà in aiuto la tavolozza. Apparsa una volta questa differenza e richiamate le menti a un esame più attento, apparì che anco il resto non tornava, e tutti si ricredettero. Quando andò fuori il Brindisi di Girella, un avvocato salito agl'impieghi per la scala colla quale Giuda salì sul fico, andò a lamentarsi dicendo che io avevo voluto mettere in ridicolo lui. L'assicurarono che non era vero, e seppero tanto dire che se ne convinse; ma piccato di volermi un detrattore da braciere di spezieria, asserì allora che dovevo avere scritto il Brindisi per infamare la memoria di Francesco Forti, giovane d'altissima mente, mio paesano, e anco amico, prima che certe sue mutazioni ci raffreddassero. Io lo seppi e gli feci rispondere, che rileggesse un po' meglio, e vedrebbe col Lunario alla mano, che quel Girella, al quale io avevo messo in bocca il Brindisi, a quell'ora doveva avere settant'anni per lo meno; che dunque non si rimescolasse egli che n'aveva solamente una quarantina, e lasciasse dormire in pace il Forti, morto di trenta o trentuno. La stizza ne volle la parte sua e gli feci aggiungere che mi pareva una bella presunzione la sua di volere che la gente lo prendesse a modello dei burattini di prima sfera, quando non era che un pagliaccio ordinario.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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