Così fosse che noi giovani sullo spiccare dei primi salti avessimo alle costole un buono scozzatore con un gran nerbo per aria. Ma o ci trascurano o ci lisciano, ed io mi sono trovato all'uno e all'altro, ed è proprio un miracolo di Dio se non mi sono scoraggito o addormentato.
Ora per essere pienamente contento non mi rimane che di conoscerla, e pensi se lo desidero; ma chi sa quando potrò procacciarmi questo piacere. Fortuna che non mi sente la Marchesa D'Azeglio, altrimenti mi toccherebbe del poltrone a tutto pasto; ma non è tutta poltronaggine quella che mi tien fermo qua. Mi faccia il favore di salutarmi caramente quel bravo e raro uomo del Grossi, e di dirgli che pagherò il mio debito anco a lui.
Mi creda pieno di gratitudine e di reverenza.
PS. Mi si potrebbe opporre che la Vestizione, della quale ho parlato più su, dell'abito cavalleresco, è una satira tutta toscana perchè prende di mira l'Ordine di Santo Stefano. Ed io risponderei: che gli esempi di persone che dal fango e dalla turpitudine hanno alzata la testa agli onori del ciondolo e del Casino, sono infiniti per tutto il mondo, e quella satira se avesse valore potrebbe nel fondo essere europea. I colori locali gli ho presi a bella posta dalla Toscana perchè qua nella compra di quella croce, oltre il ridicolo che si trae dietro il compratore, v'è di mezzo anco il danno pubblico. Leopoldo I svincolò i Fidecommissi e le Mani-morte, e rese il moto e la vita alla maggior parte dei beni rimasti fermi in poche mani per secoli e secoli.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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