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      Appena tornato a Firenze fui riassalito dal mio solito incomodo e tenuto quasi tra letto e lettuccio tutto aprile e tutto maggio. Ecco la vera cagione del mio lungo silenzio con voi e con tanti altri, ai quali sento il bisogno e il dovere di scrivere senza averne la forza. Adesso sono qui in Livorno a tentare l'aria e i bagni di mare, e mi tratterrò tutto agosto, se qualche altro diavolo non mi s'attraversa alle gambe.
      Parlai di voi con Niccolini, e mi lodò moltissimo il vostro scritto, e si mostrò desideroso di vedervi qua. Da quel tempo non ho saputo più altro, perchè sono stato sempre in campagna lontano dagli amici, lontano dagli studi, lontano da ogni piacere, e solamente occupato della salute che mi schiaccia sotto un peso insopportabile. Ho vissuto come un tronco, come uno che ha smarrito sè stesso, ricercandosi continuamente. Io che fino a qui non m'era mai dato il minimo pensiero dei comodi della vita, ho dovuto studiarci sopra di necessità con una noia da non dirsi. Ma lasciamo queste malinconie e confortiamoci nel proverbio «dopo il cattivo ne viene il buono.»
      Per quello che sento, voi avete di già tutte o quasi tutte le corbellerie che ho scritte, e mi fa maraviglia come abbiano fatte tante miglia. Appena avrò un momento di respiro vi manderò il poco che manca, e vi pregherò a farne parte all'egregio Melloni, che mi si mostrò tanto cortese e tanto affezionato.
      Spero che verrete qua e che troverete il modo di appagare i vostri desiderii con sodisfazione di tutti noi. Intanto, se mi capita il destro, io non me ne starò come non me ne sono stato.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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