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      Rammentatevi di ciò che vi dissi costà, e senza intaccare la dignità d'uomo onesto e dotato di molto ingegno, quale siete dicerto, rimettete un po' di quell'indole sdegnosa che s'adonta d'ogni minimo che. Io vi do malvolentieri questo consiglio, ma siamo in certi tempi che se tornasse Galileo o Bacone bisognerebbe che cercassero per esser cercati. Quando si trattasse d'altri impieghi, vi direi altrimenti; ma per un posto come quello che vorreste voi, non credo di peccare se v'esorto di concedere qualcosa alla miseria di certi capi miserissimi. L'istruzione pubblica è bene che stia in buone mani; ed io, per il vivo desiderio che ho di vedere bene occupate le cattedre, mi scordo di molte considerazioni che riguardano l'individuo.
      Prendete queste parole nel loro significato vero: v'esorto a farvi strada, non a brigare; a chiedere, non mai ad umiliarvi.
      146.
      Ad Andrea Francioni.
      Mio caro Drea.
      Dovrei rispondere al Bigazzi, ma ho pensato invece di scrivere a te, e così pigliare due piccioni a una fava.
      Comincio dal dirti che io son qui alle solite, senza concludere il vero niente colla salute, sebbene mi sia messo da un pezzo a vivere colle seste alla mano e a fare a miccino di tutto. A volte pare che le nuvole si diradino, poi a un tratto quando comincio a credere di poter respirare, giù daccapo senza pietà nè misericordia. Quest'inverno crudele che n'ha fatte le sette peste, figurati come m'ha tartassato! Non ostante son qua pronto a tribolare com'ho tribolato fin qui e a far di tutto per non istancarmi.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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