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      Sarebbe superfluo il raccomandarti di perseverare nella via che ti sei tracciata coraggiosamente, ma rammentati che oramai il migliore epitaffio che uno possa lasciarsi dietro, è: non mutò bandiera. Quando le file si diradano, i pochi che rimangono in piede debbono stringersi più risolutamente fra loro.
      Saluta il nostro Arcangeli e poi tutti gli altri o amici o conoscenti. Se ti domandano le mie nuove, dirai che io soffro molto e che il coraggio va e viene, ma che se hanno qualche amore e qualche stima per me, non prestino l'orecchio alle molte chiacchiere che volano su i fatti miei. Gran cosa non potere nè pensare, nè scrivere, nè godere, nè penare senza doversi mandare giù per la gola l'osso duro d'un commento ozioso e maligno!
      T'abbraccio di tutto cuore e ti prego a ricordarti di me.
      PS. Sono in casa d'Enrico Mayer che mi dice di farti mille saluti.
      150.
      A Carlo Bastianelli.
      Caro Carlo.
      Non ti risposi subito perchè il giorno che ebbi la tua lettera non ero in grado d'accozzare il nome col verbo. Il vantaggio ottenuto dalla breve corsa che ho fatta, se n'è andato in questi pochi giorni, non per colpa mia ma della stagione, ora caldissima, ora fredda come d'inverno. Sarei tornato subito costà, ma il diavoleto continuo che è in casa mia, a conto di quella maledettissima tutela, e di tante altre cose oramai non rimediabili, mi persuasero a rimaner qua, perchè mi turbano anco dopo tanti anni che mi trovo in mezzo. In ogni modo avendo bisogno di quiete e d'aria più libera, ho lasciata la vita rumorosa della città e son venuto a starmene in campagna con un mio amico, gaio, onesto e tagliato alla buona, e già mi compiaccio d'essermi appigliato a questo partito.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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