Non intendo di mandarvi nulla di bello, ma solamente di non mancare all'amicizia. Dite lo stesso da parte mia alla signora Marianna e al Niccolini, acciò non abbiano a credersi obbligati di rispondere e di ringraziare.
Nelle poche parole premesse al libretto e dirette alla D'Azeglio, vedrete che io, senza commettere la viltà di rinnegare i miei scritti, ho fatto intendere le mie ragioni al pubblico ed ai pirati, in modo da non dare appoggio a certi buoni padroni. Non so se ho fatta una corbelleria, ma oramai il dado è tratto.
Ho letta una delle vostre lettere diretta al Capei, e m'è piaciuta oltremodo per la profondità del sapere, e per lo stile facile, andante e dignitoso nel tempo stesso. Beato voi che sapete tanto e tanto bene. Se non conoscessi l'animo vostro, quelli scritti m'avrebbero messo in tanta suggezione, da non aver coraggio di comparirvi dinanzi con queste bagattelle.
Conservatevi agli studi e a me che vi stimo e vi amo di vero cuore.
153.
A Tommaso Grossi.
Livorno, .. agosto 1844.
Mio caro signor Grossi.
La Marchesa D'Azeglio, parlandomi ogni giorno di Lei, m'ha fatto venire la voglia di scriverle da capo. Castillia le avrà consegnata a quest'ora una mia lettera scritta fino dall'aprile passato, nella quale mi scusava d'avere tardato tanto a risponderle. In fatto di lettere, io ho più debiti della lepre, perchè sono un po' pigro, perchè la penna mi patisce spessissimo di stitichezza, e perchè i carteggi filati fanno alle capate coll'indole mia tagliata a scatti e a balzelloni.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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