Il fatto sta che ognuno tira l'acqua al suo mulino e vorrebbe vedere annuvolare o rasserenare il mondo secondo gli alti e bassi del proprio stomaco.
Tra le altre cose delle quali debbo esser grato alla Marchesa v'è anco quella di avermi fatto vedere i suoi lineamenti. Leggendo le sue cose io m'era disegnato nella testa una fisonomia dolce, schietta e serena; e sebbene non avessi raggiunto il vero, veggo che non ne era molto lontano. Ora la Marchesa porterà costà anco il mio bel muso, nel quale i molti patimenti e la noia di stare a modello hanno messa più tetraggine di quella che mi fosse abituale temporibus illis. Nonostante, preso com'è, può servire a dare un saggio del mio signor me in una giornata di scirocco, o sul punto di dover dire dei versi a persone che non mi vanno giù.
Sarebbe un prendersi troppa confidenza lasciare il Lei e saltare al Voi? Il Lei, è aulico nato e sputato; il Voi, sa di francese, ma se ne sono serviti i nostri bisnonni che non conoscevano il signor Lei: buon per loro. Eppoi v'è un'altra ragione. Io, quando debbo scrivere Lei, dopo la prima pagina mi casca l'asino e non c'è mezzo di farmi andare avanti; col Voi le cose vanno meglio, e passo passo arrivo in fondo senza scalmanarmi. Ora, se Ella non ha tempo di leggere una lettera lunga e piena di corbellerie, io gliela scriverò corta; se poi non vi rincresce di trattenervi un po' a chiacchiera meco, prendo il Voi e mi metto la via tra gambe.
(Non continua.)
154.
A Enrico Mayer.*
Livorno, agosto 1844.
Mio caro Enrico.
| |
Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
|
|
Marchesa Marchesa Enrico Mayer Enrico
|