Mi duole che il Manzoni sia sottosopra, ma è il solito di tutti i galantuomini. Dite al Grossi che a suo tempo manderò la predica e anco qualcos'altro, ma per ora ho le mani legate dal medico. Di quelle mie cosarelle non vi date briga nessuna. I libri che mi avete mandati sono a Livorno, e ve ne ringrazio; ma non ci voleva di meno della vostra raccomandazione per farmi rompere il patto che ho meco stesso di non leggere Romanzi oltramontani.
160.
Al Marchese Gino Capponi.
Colle . . . ottobre 1844.
Mio caro Marchese.
Vi scrivo da Colle di Val d'Elsa, ove son venuto per vedere di rifarmi dell'ultima rotta avuta a Livorno, ed ove mi fermerò fino a tanto che non mi caccerà il freddo. Appena toccate queste cime mi son sentito riavere, e andando di questo passo spero di poter tornare a far qualcosa della vita che oramai da un anno m'è passata gravosissima e inutilissima. Ho raccapezzato un cavalletto che mi porta qua e là per questi paesetti circonvicini, e col fare un po' a tira tira e un po' a compatirci, torniamo tutti e due alla stalla senza gravi inconvenienti. Questi paesi (cosa vergognosissima) m'erano nuovi del tutto, e non vi so dire il piacere che ho provato vedendo Certaldo e San Gemignano. O sia gioco di malinconia o altro, nel pensare che in quel paesuccio, in quella casupola, condusse gli ultimi anni della vita il Boccaccio, e di giovane lieto, di sciolto e festevole novellatore si trovò là vecchio, povero, solo, agitato dai rimorsi e dalle paure della morte imminente, io mi sento prendere da una tristezza, da uno sgomento.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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