Oh quanto darei per avere le costole d'un anno fa! . . . . .
162.
Al professore Giuseppe Vaselli.
Colle, 24 ottobre 1844.
Mio caro Beppe.
Checco t'avrà detto perchè non venni con lui; ma tu forse t'aspettavi di vedermi apparire a compiere quel terzetto desiderato più anni da tutti noi. Che vuoi che ti dica? Il mio stato è tale tuttavia, che non sopporta un conversare vivo, libero, intero come sarebbe il nostro necessariamente. Nel momento mi ricrea, dopo me ne trovo spossato e quasi esaurito. Quel primo migliorare a colpo d'occhio, non è andato e non va dello stesso passo; e sebbene gli alti e bassi che provo qui non siano quelli di Livorno, mi danno ragione di temere che non sia finita e che voglia andare per le lunghe tanto da stancare quel po' di pazienza che m'era prefisso di avere. Nei giorni passati, la testa avendo ricominciato a almanaccare e il corpo persistendo a rifiutarmisi, non ti so dire il tormento che mi dava questa disuguaglianza. Meno male ora che anco l'immaginazione è tornata a tacere, e se aspetta che la svegli io, sta fresca. Non ci voleva altro che Poldo per farmi risorgere dall'abisso nel quale m'avevano precipitato i miei patimenti, e l'incertezza più orribile di quelli nella quale ho dovuto, non dirò vivere, perchè quella non era vita, ma andare avanti mesi e mesi, consumandomi d'anima e di corpo. Io n'avrò eterna gratitudine a lui e a Checco, e vorrei per me e per loro che questa tiritera finisse una volta. Della vita gaia non m'importa più nulla; m'importerebbe di potere raspare a modo mio coi libri e coi fogli.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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