Questo vivere inutilmente mi pesa, oh mi pesa! Sono incomodi che stanno bene a chi non s'è dilettato altro che di cambiali con pochissima fatica della testa, con nessuna del cuore, e al più con qualche sconcertuccio di stomaco quando non ha potuto farsele pagare. Vedi, ora che ti scrivo, non sento più nulla; or ora saremo daccapo. È vero che Roma non fu fatta in un giorno e nemmeno disfatta, ma credi che i giorni doventano anni per chi aspetta.
Chi sa di quante mila cose avrete parlato tra voi due! Io, sebbene me ne stia quassù solo la maggior parte del giorno, non ti ho mai voluto male neppure per un mezzo minuto perchè mi trattieni costà il nostro tetragono. Di tanti guai, il male per ora non m'ha fatto egoista; e poi il piacere d'amici come voi è mio anco da lontano . . . . .
Dacchè è partito Checco m'è nata un'altra Commedia di più solenne argomento e ne ho abborracciata una mezza scena. Quanta carne al fuoco eh? e la pentola è fessa. Guarda perdio cosa mi va a saltare in capo, e quando! Aveva sempre scacciata da me la tentazione del Teatro come Checco scaccerebbe Cantù, e ora eccotela a pigliarmi per i capelli quando sono in un monte. Rimanga tra noi, perchè se col tornare della salute se n'andasse questo grillo dal capo, non vorrei che taluni i quali mi tengono per impazzato, s'avessero a confermare nella loro opinione. In verità, io ho steso il piano di queste..... (non so come chiamarle) ridendo di me medesimo.
Saluta carissimamente la tua Teresa e dammi le sue nuove. Dai un bacio a Checco e digli che non ti rubi un momento per darlo a me; e se questa è vera amicizia, pensalo.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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