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      Dalle prime linee n'andai così matto che mancò poco che non facessi l'arfasatteria d'Archimede quando, per l'allegria d'una scoperta, scappò fuori di casa nudo come Dio l'aveva fatto . . . . . (Non continua.)
      166.
      A Giovan Pietro Vieusseux.
      Autunno del 1844.
      Mio caro Vieusseux.
      Vi sono tre capitoli di Montaigne che riguardano l'educazione, e che io notai da molti anni a questa parte, come degni d'essere fatti conoscere a quei tanti mila che non leggono o non saprebbero leggere i Saggi; credete voi che una traduzione, o un estratto o qualche altro rabesco fatto sulla falsariga di quegli scritti, potessero essere al caso per la Guida? Sapete che Montaigne è scrittore ardito, avventato, da fare inalberare i cervelli soliti a andare avanti colle seste; uomo che parlando di sè e d'altri, dice troppo, come se avesse paura di non dir tutto. In quel suo fare rotto, fantastico e molte volte arruffato, a taluni può parere un cinico pieno di sè, ad altri uno che si vuol mostrare al pubblico tal quale,
      Intero e saldo e colle sue radici,
      a qualunque costo, pur di dire il vero. Io lo credo uno degli scrittori più forti, più pieni, più liberi da ogni pastoia che possa vantare la sapienza pratica, buona per le spese minute della vita, e uno dei più grandi poeti che abbia la prosa. In quei tre capitoli segnatamente, in mezzo a parecchie strampaleríe, vi sono cose così nuove, così calzanti, e così vere soprattutto, che fatte apparire nella Guida, con qualche notarella che temperasse qua e là le mazzate del testo, potrebbero giovare a molti tanto insegnando che riprendendo.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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