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      Pensateci bene e poi sappiatemi dire qualcosa; e nel caso che il lavoro vi sembri a proposito, vedrò di rasparci sopra due o tre articoletti, forse in forma di lettera, forse no, secondo come mi gira. Se il mio modo d'essere non mi fa travedere, credo che nei moderni sistemi d'educazione vi sia un po' di dolciume, e non vorrei che a questi lumi di luna venissero su delle generazioni giulebbate e tutte potate a un pari. Noi siamo usciti di sotto l'ugna dei Reverendi come un branco di cavallacci o spallati o sfrenati; pure fra noi v'è stato chi non ha voluto nessuno sulla groppa. Badate che questi pecorini lisciati e belanti d'amore, non abbiano a riuscire di più facile tosatura. È stata proprio la mano d'Iddio che il Vannucci abbia preso un posto nella Guida. Quello è uomo più atto a percuotere che a palpare, ma le sue percosse sveglieranno certuni che al suono delle carezze e delle omelie untuosissime, minacciano d'addormentarsi in una beata buaggine.
      Purgate la Guida più che potete da questa bigotteria e rammentatevi che il gran bailamme dei salmi e degli inni sacri che assorda la Penisola da dieci o dodici anni in qua, non ha fatto altro che richiamare sulla scena una fitta di cristianelli o sciocchi o ambiziosi o arrembati, e dietro questi, l'idra di Sant'Ignazio. Siamo religiosi, ma religiosi da chiappare a tempo un mazzo di funi e darle nel grugno a chi vorrebbe calpestarci, come fece Cristo con quei rivenduglioli del tempio; religiosi ma per intima convinzione, non perchè lo porta l'uso corrente.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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