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      Rammentati di far porre in fronte agli Umanitari: Alla memoria di quel gran filosofo trascendentale di Nembrotte. Mi piace che sia posto non tanto per il suo lavoro andato a vuoto, quanto per la confusione delle lingue che n'avvenne; e se l'allusione non è intesa, pazienza. Ti mando le poche parole da premettersi, e forse era meglio farne senza: se ti piacciono, lasciale andare al loro destino; se no, bruciale, e chi ha avuto ha avuto. In un momento di buon umore, lavorando alla Prefazione, m'era ingolfato in una diceria infinita, da screditare il rimanente; il male m'ha fatto rientrare in me, e anco da questo si vede che tutto il male non viene per nuocere. Avrei da aggiungere Il Poeta Cesareo, uno Scherzo sulla Censura e credo qualche altra bagattella, ma non credo ben fatto d'accordare questi poveri abbozzi nati in un tempo di maliscenza, agli altri fratelli allevati con tutta la sollecitudine in un'epoca migliore. Se avrò agio di tornarci su, vedrò alla meglio di metterli alla pari dei primi; diversamente, sia come se non fossero mai esistiti.
      Vorrei trattenermi teco più a lungo, e sai se m'è cara la tua compagnia; ma la fatica dello scrivere è una delle tante cose delle quali mi tocca a fare a meno da un pezzo. Saluta tanto tanto tutti i tuoi e il nostro Checco Orlandini, che ha avuta occasione di mostrarsi qual'è nel disastro di Firenze. Digli che me ne scrisse Thouar, e che ne provai piacere grandissimo, sebbene tremassi del suo pericolo.
      T'abbraccio di vero cuore.
      169.
      A Giuseppe Giusti.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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