Se poi mi stancherò di questa solitudine, volerò un po' qua e un po' la, per tornarmi a seppellire quando mi cominci a pesare la vagabondaggine. Metterò un lucchetto al cuore, serbando aperto un usciolino per gli amici e per la moglie di là da venire, e del resto lascerò picchiare senza manco gridare di dentro: — Non ci è nessuno. — A proposito di cuore, voi mi domandate di quella tale che una volta l'ebbe da me intero e saldo e colle sue radici. Io l'ho veduta una mattina di volo e colla coda dell'occhio, e so che sta bene e che si diverte. Che possiamo raccozzarci, se fin qui il caso era remoto, ora è doventato impossibile, perchè dovete bene immaginarvi che, tutto calcolato, io non potrei mai essere tanto ciuco di porla nel caso di paragonare me con me medesimo. Avrete veduti pochi che usciti di paese provvisti d'ogni bene d'Iddio, sappiano ritornarci a faccia fresca, triti e rifiniti. Sono arcisicuro che a pace fatta, dopo un giorno o due che mi avesse tollerato per semplice convenienza, troverebbe una scusa onesta per piantarmi di nuovo e per omnia sæcula, un palmo fuor dell'uscio. A molti, colle grinze e col flosciume, cresce l'ostinazione; a me, grazie al cielo, ne viene un'umiltà, una rassegnazione da non darsi ad intendere. Non ci sarebbe altro che fosse seguito altrettanto a lei, e allora potremmo accomodarci e parlare quanto è lunga la sera, di magnesia, di china, d'acqua antisterica; lamentarsi non più degli alti e bassi del cuore, ma di quelli del barometro; trattare non di teatro o che so io, ma se sia meglio fare una passeggiata al sole come le lucertole, o stare in casa a finestre tappate.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Iddio
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