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      — Buona sera, cara: come è andata oggi? — Eh! che vuoi, amor mio, ho il solito reumatismo, ma del resto mi contento. — Hai dormito stanotte? — Non ci è stato male: e tu? — Oh, io poco o nulla, e mi sono alzato coll'ossa sfiaccolate. — Idolo mio, piglia un po' di laudano: pensa che quando stai male tu, sto male anch'io. E l'appetito ti regge? — Oh lasciami stare, non mi vuole andar giù nulla. — Anima mia, se non mangi finirai per non reggerti più ritto. — Cuor mio, o come faresti quando i bocconi non ti passano la gola? — Si piglia un po' d'infusione di legno quassio..... Ma ti rammenti eh, una volta! . . . . . — Eh, me ne rammento io, ma una volta era una volta, — e così via discorrendo. Poi qualche sera, se capitasse un canonico, potremmo fare una partitina a' tre setti scoperti, e così arrivare tutti e due agli anni delle grucce, con un amore da esserne più collo speziale che col confessore.
      Mi rallegro di cuore della vostra nuova filosofia, e Dio voglia che non mutiate più scuola. Ora compratevi un Sant'Ermolao e mettetevelo a capo del letto con sotto quest'iscrizione:
      Ecco Sant'Ermolao, beato duro,
      Che a rompergli la tasca co' malanniEra lo stesso come dire al muro.
      Placidamente vegetò molt'anniQuesto tipo fratesco, e ogni tantino
      Mandava al sarto ad allargare i panni.
      Ridotto grasso e fresco al lumicino,
      L'anima sbadigliò con un sorriso,
      E a Sant'Antonio se n'andò vicinoA fare il Vice-porco in Paradiso:
      Salutate il Manzoni e il Grossi, e godetevi più che potete la vostra bella campagna.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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