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      E sia così: e mentre dai padroni hanno paghe e livree, la penna dei non servi gl'impicchi e gli squarti. Lo so, lo so: vi sono certuni i quali o incapaci di fare, o adulteri venduti della propria capacità, s'attaccherebbero a' rasoi per iscreditare chi fa e chi fa a viso aperto, perchè si vergognerebbe di proferire o di scrivere una sillaba che non fosse d'accordo con ciò che gli freme nell'animo. E hanno motivo di stizzirsene, perchè quale più agro rimprovero d'un uomo dabbene che grida non mi nascondo e non mi vendo, a chi per poche lire mensuali si condanna volontario all'infamia e alla dappocaggine? Ma questi in fondo se sono i peggiori, non sono i più temibili, perchè ognuno o poco o assai sa quanto pesano, e per quali mari spieghino le vele dietro la stella polare del francescone. Quelli che fanno assai più dispetto, sono i mille e mille beati maiali, dei quali si compone il branco infinito degli sdraiati qui nella melma dell'indifferenza e della trullaggine, sempre pettegola e sempre affamata di cose nuove. Morti di cuore e d'intelletto, se non gli piantate sulla pila galvanica delle stramberie e delle turpitudini, non sentono nè danno segno di vita: e invece di pigliarla coll'ozio che li mangia, o col midollo di sughero che hanno nell'ossaccia intarlate, accuseranno voi di triviale innocenza, o come una testa riscaldata dalle visioni poetiche e dalle paladineríe d'un tempo che non conoscono o non desiderano, perchè all'ombra del gonfalone repubblicano non ingrassa il porco come a quella de' Motupropri.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Motupropri