Facciamoci animo, amico mio, chè n'abbiamo bisogno tutti, e vediamo quando ogni cosa ci lascia di non abbandonarci noi stessi.
In questi giorni ho riletto alcuni tuoi scritti che mi regalasti anni sono, e torno a congratularmene teco. Di tuo ho la Vita d'Orazio, il Saggio su i Favolisti, la Vita di Pellegrino Nobili, quella di Sallustio e un libretto sul Sacco di Prato. Desidererei d'avere anco il resto, perchè mi pare che tu debba avere scritte altre cose, e mi faresti sommo favore a provvedermene. Io passerò l'inverno a Pescia, costretto dai miei incomodi che non vogliono far pace, e ho bisogno di buona compagnia: vedi dunque se mi puoi aiutare. Pensava di mandarti uno Scherzo nato in questo tempo di malinconie, ma poverino, è così tribolato che non ha cuore di mettere i piedi fuori dell'uscio. Avrei voluto anco mandare certi articolucciacci, se non altro per entrare in vostra compagnia; ma che vuoi tu? da un pezzo in qua mi s'è rassegato il cervello, e manco male che me n'accorgo. Mi son fatto portare qua tutti i libri, tutti gli scartafacci e l'intera salmeria degli arzigogoli d'ogni risma che avevo a Firenze, per vedere se riandando le cose vecchie, mi si riaccende qualche favilla nella testa. Da qui innanzi penso di mutar storia, e di starmene molto in campagna. Fin qui l'aria aperta a riprese e la città a tutto pasto; da ora in poi a rovescio. Che ne dici? Farò bene o farò male? La salute ne guadagnerà forse, ma gli studi? In ogni modo farò di tutto per non diventare un arcade colligiano.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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