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      Appena vi fummo entrati Carlotta si occupò di disporre le sedie in circolo e quando, assecondando la sua preghiera, tutti ebbero preso posto, lei cominciò a spiegare un gioco. Vidi parecchi cavalieri che, nella speranza di un pegno gustoso, avevano l'acquolina in bocca e tendevano le loro membra.
      - Giochiamo a contare, disse Carlotta, e ora attenzione! Io andrò in giro da destra a sinistra e voi conterete uno dopo l'altro, ciascuno il numero che gli toccherà, il computo deve essere rapido come il lampo, e chi esita o si sbaglia ha uno schiaffo... e così fino a mille. - Era divertente a vedersi. Lei camminava in circolo, col braccio teso. "Uno" disse il primo, "due" continuò il secondo, "tre" il seguente, e così di seguito. Poi lei cominciò ad andare in fretta e sempre più in fretta: Uno si sbaglia: Paf! uno schiaffo e, poiché il vicino ride, anche Paf! E sempre più in fretta. Io stesso ebbi due colpi e, con segreto piacere, mi parve che erano più forti di quelli che dava agli altri. Uno scoppio generale di risate e di chiasso pose fine al gioco prima che si arrivasse a mille. Gli amici fra di loro più intimi si tirarono da parte insieme; il temporale era cessato e io seguii Carlotta nella sala.
      Via facendo mi disse: "Con gli schiaffi hanno dimenticato il temporale e tutto il resto!". Non seppi rispondere nulla, ma lei continuò: "Io ero una delle più paurose, ma nel farmi forza per dar coraggio agli altri sono diventata coraggiosa io stessa".
      Ci avvicinammo alla finestra: tuonava in lontananza, una benefica pioggia cadeva sulla campagna e i più soavi profumi salivano fino a noi nell'aria tiepida.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





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