Nel frattempo io avevo presentato i miei omaggi alla moglie del pastore. Il vecchio era del tutto rianimato e poiché io non seppi trattenermi dal lodare i begli alberi di noce che ci davano ombra così grata, egli cominciò, benché con qualche difficoltà, a narrarcene la storia.
Non sappiamo chi abbia piantato il più vecchio, - disse - chi nomina l'uno e chi l'altro pastore. Ma il più giovane ha proprio l'età di mia moglie: cinquant'anni in ottobre. Suo padre lo piantò la mattina, e lei nacque la sera. Fu il mio predecessore nel presbiterio e non si può dire quanto l'albero gli fosse caro: né lo è meno a me. Mia moglie sedeva su una panca, alla sua ombra, e lavorava di calza, quando io, ventisette anni fa - ero allora un povero studente - entrai per la prima volta in questo cortile
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Carlotta gli domandò di sua figlia; rispose che era andata in un prato vicino, con il signor Schmidt, a vedere gli operai, e il vecchio proseguì il racconto: disse come il suo predecessore avesse preso a volergli bene, e così pure la figlia di lui, e come egli fosse diventato dapprima il suo vicario e poi il suo successore. La storia era appena finita quando la figlia del pastore venne col signor Schmidt, attraversando il giardino: accolse Carlotta con calda espansione, e devo dire che non mi dispiacque affatto: è una brunetta vivace e ben fatta che deve rendere molto piacevole il tempo a chi lo passi con lei in campagna. Il suo innamorato (come tale si presentò subito il signor Schmidt) era una persona fine, ma silenziosa, e non volle prender parte alla nostra conversazione, benché Carlotta ve lo spingesse continuamente.
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