- È giusto, disse Carlotta, credo che molto dipenda da noi, a giudicare da me stessa. Quando qualcosa mi turba e minaccia di mettermi di cattivo umore, corro in giardino canticchiando qualche ballabile, e tutto passa.
- È proprio quello che volevo dire, ripresi, avviene per l'umore come per la pigrizia: anzi è proprio una specie di pigrizia. Per natura vi siamo molto inclinati, ma se una volta abbiamo la forza di vincerla, il lavoro ci pare facile e troviamo nell'attività un vero piacere". Federica ascoltava attentamente, e il giovane si rivolse a me dicendo che non si è padroni di se stessi, e che tanto meno si può comandare ai propri sentimenti. "Ma in questo caso, replicai, si tratta di una sensazione spiacevole, di cui ciascuno si libererebbe volentieri; e nessuno sa fin dove arrivano le sue forze se non le ha prima sperimentate: eppure, chi è ammalato, consulterà certo tutti i medici e con grande rassegnazione prenderà le medicine più amare per riacquistare la desiderata salute".
Osservai che il nobile vecchio tendeva l'orecchio per prender parte alla conversazione; allora alzai la voce, e rivolsi a lui il mio discorso: "Si predica contro tanti vizi, dissi, ma ancora non ho sentito dire che dal pergamo si sia levata la voce contro il cattivo umore".
- "Questo tocca ai pastori delle città, disse lui; i contadini non conoscono il cattivo umore; eppure se io lo facessi non sarebbe male: potrebbe se non altro servire di lezione a mia moglie e al signor Sindaco". -
Tutti risero, ed egli pure rise di cuore, finché un colpo di tosse lo prese, e interruppe per un poco il nostro discorso.
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Carlotta Sindaco
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