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      La sera, nella gioia del mio cuore, non potei trattenermi dal raccontare il caso a una persona alla quale attribuivo un senso di umanità, perché intelligente: ma come capitai male! Egli mi disse che Carlotta non aveva agito bene, che non bisogna mai far credere ai bambini delle fandonie perché questo dà origine a una quantità di errori e superstizioni dalle quali invece guardare i bambini fin dalla più tenera infanzia. Mi ricordai allora che quell'uomo da otto giorni aveva fatto battezzare un bambino, lasciai cadere il discorso, e rimasi in cuor mio convinto di questa verità: bisogna fare con i bambini come Dio fa con noi: egli non ci rende mai tanto felici come quando ci lascia nell'ebbrezza di una cara illusione!
      8 luglio.
      Come si diventa bambini! Quanto si desidera uno sguardo, proprio si diventa bambini! Eravamo andati a Wahlheim; le signore erano in carrozza, e durante la passeggiata mi parve vedere negli occhi neri di Carlotta... perdonami, sono pazzo, ma dovresti vederli tu quegli occhi! Per essere breve (giacché gli occhi mi si chiudono dal sonno) le signore erano salite in carrozza e noi stavamo lì intorno, il giovane W. Selstadt, Audran e io. Si chiacchierava vivacemente con quei giovani che erano abbastanza leggeri e frivoli. Cercai gli occhi di Carlotta; essi andavano dall'uno all'altro, ma su di me, su di me che stavo lì solo e triste, su di me non si fermarono! La carrozza partì e una lacrima bagnò i miei occhi. La seguii con lo sguardo e vidi la testa di Carlotta sporgersi fuori dello sportello, e voltarsi a guardare.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





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