26 luglio.
Molte volte mi sono proposto di non vederla troppo spesso. Ma chi potrebbe mantenere una simile promessa? Ogni giorno non so resistere alla tentazione, e solennemente giuro a me stesso che l'indomani resterò lontano da lei. Ma fin dalla mattina trovo un motivo imprescindibile e, prima di rendermene conto, sono a casa sua. Se la sera lei mi ha detto: verrete dunque domani? come potrei non andare? o se lei mi dà una commissione trovo più conveniente andarle a portare io stesso la risposta; e se infine la giornata è molto bella, io vado a Wahlheim e, quando mi trovo lì, sono soltanto a una mezz'ora di distanza da lei: respiro la sua atmosfera... ed ecco mi trovo laggiù!
Mia nonna raccontava la storia di un monte magnetico. Le navi che si avvicinavano troppo ad esso perdevano a un tratto tutti i loro ferramenti; i chiodi volavano sulla montagna e i poveri naviganti perivano tra le tavole che precipitavano le une sulle altre.
30 luglio.
Alberto è arrivato, e io me ne andrò; fosse egli il migliore, il più nobile degli uomini, al quale io fossi pronto a dichiararmi inferiore sotto ogni rispetto, pure mi sarebbe insopportabile vederlo davanti ai miei occhi in possesso di quella perfetta creatura. Possesso! Basta, Guglielmo; il fidanzato è qui! è un bravo, caro uomo, per il quale bisogna provare simpatia. Fortunatamente non ero presente al suo arrivo: ne avrei avuto il cuore lacerato. È così generoso che non ha mai baciato Carlotta davanti a me. Che Dio lo ricompensi! Devo amarlo per il rispetto che ha per lei.
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Wahlheim Guglielmo Carlotta Dio
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