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      Mi vuol bene, e io capisco che è per merito di Carlotta piuttosto che per sua propria inclinazione: perché le donne in questo sono abili e hanno ragione: se possono mantenere il buon accordo fra due adoratori è sempre un vantaggio per loro, per quanto raramente una cosa di questo genere possa riuscire.
      Intanto non posso negare ad Alberto la mia stima. Il suo aspetto tranquillo contrasta con l'irrequietezza del mio carattere vivace, che non riesco a nascondere. Ha molto sentimento e sa quello che significa possedere Carlotta. Sembra non andar soggetto al cattivo umore e tu sai che questo è il peccato che io odio di più negli uomini.
      Egli mi ritiene un uomo di buon senso e l'attaccamento, la calda amicizia che ho per Carlotta, l'interesse che prendo a tutto ciò che fa, rendono più glorioso il suo trionfo ed egli la ama ancor di più. Non so se qualche volta la tormenti con un po' di gelosia e non voglio indagare: se fossi al suo posto questo demonio non mi lascerebbe completamente tranquillo.
      Ma in ogni modo la mia gioia di stare presso Carlotta è finita. Devo chiamare ciò pazzia o accecamento! Che importa il nome? è la cosa che conta! Prima che Alberto venisse sapevo già tutto quello che so ora: sapevo che non potevo sperare nulla da lei... e non speravo infatti... almeno per quanto è possibile non desiderare al cospetto di una così affascinante persona. E ora, da povero pazzo, mi meraviglio perché l'altro viene davvero e mi porta via la ragazza.
      Io mi adiro e rido della mia miseria, e mi burlo di tutti quelli che mi dicono che devo rassegnarmi poiché la cosa non può andare diversamente.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





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