Pagina (62/144)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Corsi loro incontro e, con un brivido, presi la mano di lei e la baciai. Eravamo appunto arrivati, quando la luna si levò dalla collina coperta di cespugli; conversammo un poco e poi giungemmo al gabinetto oscuro. Carlotta entrò e si sedette, Alberto si mise vicino a lei e io pure; ma la mia inquietudine non mi permise di stare a lungo seduto; mi alzai, mi misi davanti a Carlotta; feci qualche passo in su e in giù, mi sedetti di nuovo: era uno stato di angoscia. Lei ci fece osservare il bell'effetto di luna che dal fondo del boschetto di faggi illuminava davanti a noi tutta la terrazza; il colpo d'occhio era splendido e ci colpiva ancor più, in quanto eravamo avvolti da una profonda oscurità. Eravamo silenziosi e, dopo qualche tempo, lei cominciò a dire: non posso mai passeggiare al chiaro di luna senza pensare a tutti i miei morti, senza esser presa dal sentimento della morte e dell'avvenire. Noi avremo una seconda vita, proseguì con accento forte e sentito; ma, Werther, ci potremo ritrovare, riconoscere? Che cosa pensate, che ne dite voi?
      - Carlotta - dissi, e le tesi la mano mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime - ci rivedremo; qui e lassù, noi ci rivedremo. - Non potei dire altro. Guglielmo, doveva lei farmi questa domanda mentre io avevo in cuore l'angoscia dell'addio?
      Lei continuò ancora: e i nostri cari assenti sanno, sentono che quando noi siamo felici li ricordiamo con caldo affetto? L'immagine di mia madre mi sta sempre dinanzi quando, nella serata tranquilla, i suoi bambini, i miei bambini, sono rimasti intorno a me come erano riuniti intorno a lei.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





Alberto Carlotta Werther