Pagina (63/144)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Allora io guardo il cielo con nostalgiche lacrime, e desidero che lei possa vedere almeno un istante come mantengo la parola che le ho dato all'ora della morte, quando le giurai di essere la madre dei suoi bambini. Con profondo sentimento io esclamo: perdonami, se non sono per loro quello che tu stessa saresti stata. Pure io faccio tutto ciò che posso; essi sono almeno vestiti, nutriti e, quel che più importa, curati e amati. Se tu potessi vedere la nostra unione, benediresti con la più calda riconoscenza quel Dio a cui con le supreme amarissime lacrime chiedesti la felicità dei tuoi figli...
      Così diceva Carlotta... o Guglielmo, chi può ripetere quello che diceva? Come può una lettera fredda e morta dare un'idea della celeste essenza del suo spirito? Alberto l'interruppe dolcemente: vi commuovete troppo, Carlotta. So quanto questi pensieri vi sono cari, ma vi prego... Oh Alberto, disse lei, io so che tu non hai dimenticato le sere che passavamo seduti intorno al tavolino rotondo, quando il babbo era in viaggio, e avevamo mandato a letto i bambini. Tu avevi spesso un buon libro, e qualche volta venivi a leggerci qualcosa. Lo scambio di idee con quell'anima sublime non superava ogni dolcezza? Dio vede le lacrime che verso nel mio letto quando gli domando di farmi somigliare a mia madre!
      Carlotta, esclamai, mentre mi gettavo ai suoi piedi e le prendevo la mano inondandola di pianto, Carlotta, la benedizione di Dio e lo spirito di tua madre stanno su di te! - Se l'aveste conosciuta, disse lei stringendomi la mano, era degna di esser conosciuta da voi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





Dio Carlotta Guglielmo Carlotta Alberto Carlotta Dio