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      Non so precisamente perché mi alzo, perché vado a letto. Mi manca il lievito che teneva in fermento la mia vita; è svanito il fascino che mi teneva desto nelle profonde notti, l'incanto che la mattina mi destava dal sonno è fuggito. Non ho trovato qui che una donna, la signorina B.; vi assomiglia, Carlotta, per quanto si può rassomigliarvi. Ecco, direte voi, ecco che si mette a fare dei graziosi complimenti! Ed è vero in parte. Da qualche tempo sono molto gentile perché non posso fare altrimenti; ho molto spirito e le donne dicono che nessuno è capace come me di lodare (e di mentire - aggiungerete voi - perché l'una cosa non può avvenire senza l'altra, vero?). Ma volevo parlare della signorina B. è piena di sentimento, ed esso traluce dai suoi occhi azzurri. La sua elevata condizione le è di peso perché non soddisfa nessun desiderio del suo cuore. Lei aspira ad uscire da questo tumulto, e talvolta nei campi sognamo ore di completa felicità... e sognamo di voi, Carlotta! Molto spesso lei deve rendervi omaggio... cioè non deve, lo fa spontaneamente, volentieri sente parlare di voi; vi ama.
      Oh se fossi seduto ai vostri piedi, nella piccola stanza tranquilla, e i nostri cari piccini giocassero intorno a me, e io potessi, quando il loro chiasso vi dà noia, raccogliermeli intorno tranquilli e avvincerli con una storia terribile!
      Il sole tramonta superbamente sulle valli risplendenti di neve, la tempesta è passata e io... devo rientrare nella mia gabbia! Addio! Alberto è con voi? E come.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





Carlotta Carlotta