Mi fermai sotto il tiglio che, quando ero bimbo, era stato meta e confine delle mie passeggiate. Come tutto era mutato! Allora, in una felice ignoranza io aspiravo a slanciarmi nel mondo ignoto, dove credevo di trovare per il mio cuore un tal pascolo e un tal godimento, da poter soddisfare e colmare il mio ardente, nostalgico desiderio. Ora io ritorno dal lontano mondo... ahimè, amico mio, con quante speranze deluse, con quanti piani distrutti! Ecco sorgere dinanzi a me i monti che mille volte erano stati meta dei miei desideri. Potevo restare delle ore seduto aspirando a valicare le cime, perdendomi con la fantasia nelle valli e nelle foreste che apparivano al mio sguardo in una dolce luce crepuscolare; e quando all'ora fissata dovevo ritornarmene, con quale rincrescimento abbandonavo il mio posto favorito! Mi avvicinai alla città; e salutai amichevolmente le antiche casette a me note; le nuove mi diedero noia, come tutti i cambiamenti che erano stati fatti. Varcai la porta della mia città e mi orientai subito e completamente. Ma non voglio entrare in particolari; per me erano pieni di fascino, ma diventerebbero monotoni nella narrazione. Avevo deciso di prendere alloggio nella piazza, vicino alla nostra antica casa. Osservai passando che la scuola dove una buona vecchia rinchiudeva e ammucchiava noi ragazzi, era stata trasformata in una bottega di vendita al minuto; ricordai allora l'irrequietezza, le lacrime, lo smarrimento, l'angoscia; tutto ciò che avevo sopportato in quel buco.
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