Non potevo fare un passo senza trovare qualcosa di notevole. Un pellegrino in Terra Santa non trova certo tanti luoghi consacrati da ricordi religiosi, e difficilmente la sua anima può esser così piena di profonda commozione. Ancora un esempio, fra mille: scesi lungo il fiume fino a una certa fattoria: quella via mi era consueta un tempo, ed era quello il luogo in cui noi ragazzi ci esercitavamo a chi faceva più volte rimbalzare nell'acqua le pietre piatte: ebbi vivo il ricordo di quando mi fermavo talvolta a contemplare il fiume, a seguirne il corso con meravigliosi presagi, a immaginare strani paesi per i quali esso sarebbe passato; ben presto la mia fantasia trovava i suoi confini, pure io mi sentivo trascinato lontano, sempre più lontano, finché mi perdevo nella contemplazione di una vaga lontananza. Così, amico mio, erano gli antichi nostri padri: rinserrati in angusti confini, eppure felici! così infantili erano il loro sentimento e la loro poesia. Quando Ulisse parla del mare immenso, della terra sconfinata, egli è umano, vero, profondo, affascinante e misterioso. Che m'importa di poter ripetere ora con ogni scolaretto che la terra è rotonda? Poche zolle sono sufficienti all'uomo per vivere e godere, ancor meno per riposarvi di sotto.
Mi trovo ora nella casa di caccia del principe; ed è molto piacevole vivere con lui che è sincero e semplice: è circondato da strani uomini che non riesco a comprendere. Non sembrano birbanti, eppure non hanno l'aspetto di persone perbene: talvolta mi sembrano degni di rispetto, eppure non posso confidarmi con loro.
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Terra Santa Ulisse
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