Le sentivo parlare piano; si raccontavano cose insignificanti, novità del paese, che una si sposava, e che un'altra era malata, molto malata: aveva una tosse secca, il viso scarno, e aveva degli svenimenti: non scommetterei un soldo sulla sua vita, disse l'una. Anche il signor N. N. sta molto male, disse Carlotta. È già tutto gonfio, aggiunse l'amica. E la mia vivace fantasia mi trasportava al letto di questi infermi; vedevo con quale rimpianto si sentivano mancar la vita, Guglielmo, e le fanciulle parlavano di loro come si parla d'un estraneo che muore! E quando io volgo intorno lo sguardo e vedo questa camera, e gli abiti di Carlotta e le carte di Alberto, e i mobili che mi sono familiari, e perfino il calamaio, penso: tu immagini di esser tutto per questa casa! i tuoi amici ti apprezzano; spesso tu procuri loro la gioia e pensi che non potresti vivere senza di loro, eppure se tu te ne andassi, se tu scomparissi dalla loro cerchia? sentirebbero, e per quanto tempo sentirebbero il vuoto che la tua perdita lascerebbe nella loro esistenza? Per quanto tempo? L'uomo è così effimero che anche lì dove più sicura è la sua esistenza, dove egli imprime l'unica vera traccia della sua presenza e cioè nel ricordo, nell'anima dei suoi amici, anche lì deve annientarsi e sparire, prontamente sparire!
27 ottobre.
Mi prende il desiderio di lacerarmi il petto e di battere la testa contro il muro quando vedo quanto poco noi possiamo gli uni per gli altri. Oh, nessuno potrebbe darmi l'amore, la gioia, il calore, la voluttà che io non porto in me!, e io non potrei, se pure avessi il cuore pieno di beatitudine, render felice colui che sta dinanzi a me senza forza e senza ardore.
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Carlotta Guglielmo Carlotta Alberto
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