Quando dalla mia finestra guardo verso i colli lontani e vedo il sole mattutino dissipare la nebbia e illuminare i prati giù nelle valli, quando vedo il fiume serpeggiare fra i salici spogli, quando questa meravigliosa natura sta dinanzi a me senza vita come un quadretto colorato, e tutta la bellezza non può fare sgorgare una scintilla di gioia dal mio cuore al mio cervello, io, misero, sto là al cospetto di Dio come una fonte inaridita, un secchio disseccato. Spesso mi sono prostrato a terra e ho invocato da Dio le lacrime come un agricoltore invocherebbe la pioggia vedendo il cielo implacabilmente azzurro sul suo capo e, intorno, la campagna assetata.
Ma ahimè! Dio non ci dà la pioggia e il bel tempo secondo le nostre impazienti preghiere, e i giorni di cui mi tormenta il ricordo, perché erano così felici? perché io attendevo con pazienza che si manifestasse la volontà divina e accettavo con cuore riconoscente i benefici di cui mi colmava.
8 novembre.
Lei mi ha rimproverato i miei eccessi, ma con quanta grazia! I miei eccessi perché talvolta, da un bicchiere all'altro di vino, arrivo a bere una bottiglia. - Non fate così, mi disse, pensate a Carlotta! - Pensare!, dissi io, avete bisogno di dirmelo? Che io pensi o non pensi, voi siete sempre presente nel mio spirito. Oggi ero seduto in quel luogo dove voi recentemente scendeste in carrozza... -
Lei parlò d'altro e non mi lasciò continuare il discorso. Caro mio, sono un uomo finito: Lei può fare di me ciò che vuole.
15 novembre.
Ti ringrazio, Guglielmo, del tuo amichevole interessamento, dei tuoi buoni consigli, e ti prego di stare tranquillo.
| |
Dio Dio Carlotta Guglielmo
|