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      Senza alcun dubbio lei era decisa a tentare ogni mezzo per allontanare Werther, ed esitava a causa di un tenero amichevole sentimento, sapendo quanto una cosa che gli pareva quasi impossibile lo avrebbe fatto soffrire. Pure in quel momento si sentiva più che mai spinta ad agire seriamente; suo marito serbava su quest'amicizia l'assoluto silenzio che lei stessa aveva sempre serbato, e Carlotta voleva mostrargli con i fatti che aveva sentimenti degni dei suoi.
      Lo stesso giorno in cui Werther aveva scritto al suo amico l'ultima lettera qui riferita, era la domenica prima di Natale; andò la sera da Carlotta, e la trovò sola. Era occupata a mettere in ordine dei giocattoli che aveva destinato ai fratellini come doni di Natale. Egli parlò del piacere che avrebbero goduto i bambini, e del momento in cui all'inaspettata apertura di una porta sarebbe apparso l'alloro illuminato, ornato di dolci e di mele, facendo provare ai fanciulli gioie paradisìache.
      Anche voi, disse Carlotta, cercando di nascondere la sua confusione con un dolce sorriso, anche voi avrete il vostro regaluccio se sarete buono, una candela di cera, e qualche altra cosa ancora!
      - "E che cosa significa per voi esser buono, egli esclamò, come devo essere, che cosa posso fare, cara Carlotta?" - "Giovedì sera, disse lei, è la vigilia di Natale; i bambini verranno, mio padre verrà, ognuno avrà il suo regalo; venite anche voi... ma non prima". -
      Werther tacque stupefatto. "Vi prego, continuò Carlotta, deve essere così; ve ne prego per la mia pace; non è possibile continuare in questo modo". E non lo guardava, e andava su e giù per la stanza dicendo piano: così non si può continuare!


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





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