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      Comprendendo poi in quale orribile stato queste parole mettevano il giovane, lei cercava di deviare con altri argomenti i suoi pensieri, ma invano. "No, Carlotta, esclamava lui, non vi vedrò più!". - "Ma, perché? replicava lei, Werther, voi potete, voi dovete rivedermi, soltanto, moderatevi. Ah perché siete nato con questa violenza, questa passione irresistibile, ostinata che vi prende per tutto ciò a cui vi avvicinate? Vi prego, disse ancora stringendogli la mano; vi prego, moderatevi. Pensate a tutti i godimenti che possono procurarvi il vostro spirito, la vostra istruzione, i vostri talenti: siate un uomo! rinunciate a questo infelice amore per una creatura che può soltanto compiangervi!".
      Egli stringeva i denti, e la guardava cupo. Ma la donna gli teneva sempre la mano, dicendo: "Per un momento, ascoltatemi a mente calma, Werther, non sentite che vi sbagliate, e che andate volontariamente verso l'abisso? perché, Werther, amare proprio me che appartengo a un altro? proprio me? Io temo, io temo che l'impossibilità di possedermi sia quella che eccita il vostro desiderio".
      Egli svincolò la sua mano da quella di lei e l'avvolse in uno sguardo stupito e corrucciato. "Bene, disse, molto bene! è forse di Alberto questa osservazione? In verità è abile, veramente abile!" - "Ognuno potrebbe fare una simile riflessione, replicò lei. Non si può trovare nel mondo una fanciulla che possa soddisfare i desideri del vostro cuore? Pensate a questo, cercate, e, ve lo prometto, troverete. Un viaggio senza dubbio potrà distrarvi.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





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